Il futuro energetico in Italia è nelle energie rinnovabili con particolare attenzione all’eolico ed all’agro voltaico
La speranza per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione e della progressiva sostituzione delle centrali a gas sta nelle energie rinnovabili e soprattutto nell’eolico.
Recenti studi indicano l’Italia come il secondo paese in Europa per potenziali fonti rinnovabili.
In particolare siamo terzi dopo la Norvegia e la Francia per potenzialità da fonti idro elettriche, già in gran parte sfruttate, ma siamo primi assieme a Spagna e Grecia per l’irraggiamento solare ed il Sud del Paese è ricchissimo di disponibilità di fonte eolica.
Per queste particolari condizioni all’inizio degli anni duemila l’Italia ha avuto una partenza sprint, soprattutto nel fotovoltaico, grazie anche agli incentivi, riuscendo a realizzare impianti di produzione di energia elettrica da FER per 8-10 gigawatt nel breve lasso di tempo tra il 2005 ed il 2010.
Poi c’è stato un crollo sino ad arrivare ad un misero 0,9 gigawatt nel 2020 nonostante una consistente riduzione dei costi soprattutto nel foto voltaico e l’esplosione tecnologica nell’eolico.
I problemi sono soprattutto di carattere burocratico e normativo nonostante negli ultimi due anni, grazie soprattutto all’azione del governo Draghi, molte leggi hanno cercato di raggiungere l’obiettivo di una semplificazione burocratica mantenendo saldi i presupposti di una seria Valutazione degli Impatti Ambientali.
Purtroppo però ancora alcuni nodi non vengono sciolti e l’atteggiamento ideologicamente contrario di troppe Soprintendenze e troppi Enti Locali non permette all’Italia quel balzo in avanti che invece necessiterebbe per poter arrivare al 2030 con un ritardo non eccessivo rispetto agli obiettivi fissati per la decarbonizzazione. Infatti, appare oramai quasi certo che l’Italia non potrà raggiungerli, visto il notevole ritardo accumulato.
In tal senso si rende necessario:
- Favorire in maniera molto decisa l’eolico che ha acquisito tecnologie molto performanti, tali che una sola pala oramai è in condizioni di produrre in un anno oltre 10 GWh
- Emanare norme precise che evitino una produzione notevole ma disordinata, quasi anarchica, di progetti, generalmente fatti malissimo e che spesso si sovrappongono tra loro, creando caos, duplicazione di attività e ritardo da parte delle Autorità Ambientali
- Fornire le autorità ambientali e gli enti locali di professionalità competenti in valutazione ambientale che abbiano, quindi, la capacità di soppesare con intelligenza e competenza i pro e i contro di un progetto, che approccino la loro valutazione su conoscenze scientifiche e non su basi ideologiche (negative sono quelli che ideologicamente sono contrari ma altrettanto negativi quelli che ideologicamente sono favorevoli)
- Programmare lo sviluppo delle FER in maniera che possano operare solo società che hanno una solidità economica tale da poter affrontare le notevoli spese di una progettazione seria e competente che studi in maniera attenta il progetto in relazione agli inevitabili impatti che un impianto di produzione di energia elettrica ha sull’ambiente e sul territorio e non lesini opere di mitigazione e compensazione ambientale che possano, sulla base di vera e dettagliata conoscenza del territorio (non soltanto bibliografica), essere efficaci per rendere il progetto realmente “Ambientalmente Compatibile”
- Evitare il far west dei procacciatori di terreni che propongono la realizzazione di impianti in aree del tutto inidonee e fortemente impattanti, intasando il mercato di progetti improponibili
Parecchi passi in avanti sono stati fatti ma ancora siamo lontani da avere regole certe che valgano sia per gli operatori ma anche per le autorità competenti a rilasciare gli atti autorizzativi (assistiamo ancora oggi ai numerosi quanto illegittimi ostacoli che le Regioni frappongono all’emanazione delle Autorizzazioni anche in presenza di Delibere del Consiglio dei Ministri che decretano la positiva valutazione ambientale, nel tentativo di ostacolare ed impedire la realizzazione di impianti che un organo superiore ha già definito Ambientalmente Compatible).